Egnazia
Egnazia è un'antica città in Puglia che sorge su una penisola nei pressi dell'odierna Fasano al confine tra l’antica Peucezia e Messapia. La sua posizione favorì lo sviluppo di una forte vivacità culturale data anche dalla fiorente attività commerciale, specialmente marittima, con le sponde dell’Adriatico e della Grecia.
In lingua messapica era chiamata Gnathia, mentre dai Romani fu chiamata Egnatia o Gnatia e dai Greci Egnatia o Gnàthia. La città attualmente è divisa, da una strada moderna, in acropoli e città bassa. La città è citata in una delle Satire del poeta Orazio, che racconta del suo viaggio da Roma a Brindisi e, passando per Egnazia, la definisce “Gratia lymphis iratis exstructa” (Egnazia costruita sulle acque tempestose).
Attualmente il centro d'Egnazia è uno dei più interessanti siti della Puglia.
L’ETÀ ARCAICA
I primi insediamenti di Egnazia si svilupparono nell’età del Bronzo (XVI secolo a.C.) e, partendo dall’acropoli, si estesero anche oltre; questo primo nucleo era organizzato per piccoli insediamenti sparsi di abitazioni, ciascuno dei quali provvisto di un proprio spazio funerario.
In seguito vi furono insediamenti di Messapi e Peucezi. I primi, tra il IV e il V secolo innalzarono una cinta muraria che circondava la città e adibirono a necropoli il settore litoraneo, presenza questa oggi testimoniata dalla presenza di tombe oggi simili a vasche perché sommerse dall’acqua del mare. Dello sviluppato livello di organizzazione economica rimangono poche ma significative testimonianze, in particolare un impianto produttivo lungo la costa.
ORGANIZZAZIONE URBANA
La prima organizzazione urbana risale al IV-III secolo a. C., quando i gruppi sparsi del sistema insediativo andarono via via strutturandosi. Fulcro di questa trasformazione è la fortificazione che ridefinisce l’area della nuova città rispetto al territorio extraurbano e che assicura protezione all’insediamento. All’interno delle mura vi è la zona dell’acropoli con gli edifici pubblici,come la piazza, utilizzata per vari incontri di tipo politico e amministrativo,probabilmente anche per le transazioni commerciali. Ai margini del nuovo abitato vi è la necropoli che racchiude le aree sepolcrali. Di grande importanza sono le tombe a camera dipinte.
TRA ETÀ REPUBBLICANA ED ETÀ IMPERIALE
L’arrivo dei romani risale al IV secolo a.C. ma solo tra il II e il I secolo a.C. vi è una sistematizzazione dell’unità urbana che viene regolarizzata attraverso la rete stradale costituita da una serie di strade perpendicolari disposte a intervalli costanti (isolati). Nello stesso periodo vengono inoltre costruiti spazi funzionali al alle attività economiche come il portico sotterraneo, utilizzato come deposito, e il porto che si avvale di un sistema di ormeggi lungo il litorale. L’area pubblica è quasi interamente costituita dal foro, centro delle attività giudiziarie e politiche oltre a quelle già citate. Numerose sono le abitazioni costruite in questo periodo, insieme ad articolati impianti artigianali, funzionali a diverse attività di manifattura.
LA CITTÀ NEL II SECOLO d.C.
Traiano promuove la risistemazione della via Minucia, precedentemente costruita per velocizzare i contatti con Brindisi e Benevento. Oltre al significativo intervento nell’area di culto delle divinità orientali allo stesso progetto potrebbe risalire anche il primo impianto delle terme pubbliche.
LA CITTÀ TARDOANTICA
A metà del IV secolo d.C. Egnazia passa sotto l’autorità vescovile divenendo una diocesi. In quest’epoca c’è un profondo rinnovamento dell’assetto urbano che diviene più unitario e che favorisce l’ampliamento degli impianti artigianali e commerciali e degli edifici cristiani. Viene inoltre riorganizzato il santuario dell’acropoli e risistemato il settore situato dinanzi alla piazza porticata per accogliere un’articolata filiera per la lavorazione della calce e per produrre ceramica da mensa e vasellame da fuoco. A questo periodo risale anche la costruzione della basilica episcopale: verosimilmente l’edificio di culto cristiano più antico di Puglia.
La florida economia e l’elevato tenore urbano sono alimentati dall’attività dello scalo portuale e dai traffici commerciale.
LA CITTÀ NEL MEDIOEVO
Alcuni settori dello spazio abitato vengono abbandonati a causa del fenomeno dell’impaludamento: le abitazioni si concentrano nel settore dell’acropoli intorno alla fortezza (castrum). I nuovi spazi assumono funzioni polivalenti che vanno dal carattere abitativo/domestico a quello artigianale. Grazie ai preziosi ritrovamenti di servizi da mensa, piatti e coppe di ceramica si pensa che gli abitanti appartenessero ad un elevato settore sociale.
CASTRUM
Al periodo giustinianeo risale la costruzione del castrum provvisto di un recinto quadrangolare, con torri posizionate lungo gli angoli e costituito da un ingresso principale prospiciente il mare. La costruzione s’inserisce nel nuovo circuito murario che circonda l’acropoli. La struttura sembra conservare anche nel XII secolo il suo carattere difensivo.
In lingua messapica era chiamata Gnathia, mentre dai Romani fu chiamata Egnatia o Gnatia e dai Greci Egnatia o Gnàthia. La città attualmente è divisa, da una strada moderna, in acropoli e città bassa. La città è citata in una delle Satire del poeta Orazio, che racconta del suo viaggio da Roma a Brindisi e, passando per Egnazia, la definisce “Gratia lymphis iratis exstructa” (Egnazia costruita sulle acque tempestose).
Attualmente il centro d'Egnazia è uno dei più interessanti siti della Puglia.
L’ETÀ ARCAICA
I primi insediamenti di Egnazia si svilupparono nell’età del Bronzo (XVI secolo a.C.) e, partendo dall’acropoli, si estesero anche oltre; questo primo nucleo era organizzato per piccoli insediamenti sparsi di abitazioni, ciascuno dei quali provvisto di un proprio spazio funerario.
In seguito vi furono insediamenti di Messapi e Peucezi. I primi, tra il IV e il V secolo innalzarono una cinta muraria che circondava la città e adibirono a necropoli il settore litoraneo, presenza questa oggi testimoniata dalla presenza di tombe oggi simili a vasche perché sommerse dall’acqua del mare. Dello sviluppato livello di organizzazione economica rimangono poche ma significative testimonianze, in particolare un impianto produttivo lungo la costa.
ORGANIZZAZIONE URBANA
La prima organizzazione urbana risale al IV-III secolo a. C., quando i gruppi sparsi del sistema insediativo andarono via via strutturandosi. Fulcro di questa trasformazione è la fortificazione che ridefinisce l’area della nuova città rispetto al territorio extraurbano e che assicura protezione all’insediamento. All’interno delle mura vi è la zona dell’acropoli con gli edifici pubblici,come la piazza, utilizzata per vari incontri di tipo politico e amministrativo,probabilmente anche per le transazioni commerciali. Ai margini del nuovo abitato vi è la necropoli che racchiude le aree sepolcrali. Di grande importanza sono le tombe a camera dipinte.
TRA ETÀ REPUBBLICANA ED ETÀ IMPERIALE
L’arrivo dei romani risale al IV secolo a.C. ma solo tra il II e il I secolo a.C. vi è una sistematizzazione dell’unità urbana che viene regolarizzata attraverso la rete stradale costituita da una serie di strade perpendicolari disposte a intervalli costanti (isolati). Nello stesso periodo vengono inoltre costruiti spazi funzionali al alle attività economiche come il portico sotterraneo, utilizzato come deposito, e il porto che si avvale di un sistema di ormeggi lungo il litorale. L’area pubblica è quasi interamente costituita dal foro, centro delle attività giudiziarie e politiche oltre a quelle già citate. Numerose sono le abitazioni costruite in questo periodo, insieme ad articolati impianti artigianali, funzionali a diverse attività di manifattura.
LA CITTÀ NEL II SECOLO d.C.
Traiano promuove la risistemazione della via Minucia, precedentemente costruita per velocizzare i contatti con Brindisi e Benevento. Oltre al significativo intervento nell’area di culto delle divinità orientali allo stesso progetto potrebbe risalire anche il primo impianto delle terme pubbliche.
LA CITTÀ TARDOANTICA
A metà del IV secolo d.C. Egnazia passa sotto l’autorità vescovile divenendo una diocesi. In quest’epoca c’è un profondo rinnovamento dell’assetto urbano che diviene più unitario e che favorisce l’ampliamento degli impianti artigianali e commerciali e degli edifici cristiani. Viene inoltre riorganizzato il santuario dell’acropoli e risistemato il settore situato dinanzi alla piazza porticata per accogliere un’articolata filiera per la lavorazione della calce e per produrre ceramica da mensa e vasellame da fuoco. A questo periodo risale anche la costruzione della basilica episcopale: verosimilmente l’edificio di culto cristiano più antico di Puglia.
La florida economia e l’elevato tenore urbano sono alimentati dall’attività dello scalo portuale e dai traffici commerciale.
LA CITTÀ NEL MEDIOEVO
Alcuni settori dello spazio abitato vengono abbandonati a causa del fenomeno dell’impaludamento: le abitazioni si concentrano nel settore dell’acropoli intorno alla fortezza (castrum). I nuovi spazi assumono funzioni polivalenti che vanno dal carattere abitativo/domestico a quello artigianale. Grazie ai preziosi ritrovamenti di servizi da mensa, piatti e coppe di ceramica si pensa che gli abitanti appartenessero ad un elevato settore sociale.
CASTRUM
Al periodo giustinianeo risale la costruzione del castrum provvisto di un recinto quadrangolare, con torri posizionate lungo gli angoli e costituito da un ingresso principale prospiciente il mare. La costruzione s’inserisce nel nuovo circuito murario che circonda l’acropoli. La struttura sembra conservare anche nel XII secolo il suo carattere difensivo.
LA VIA TRAIANA
Nel periodo di maggiore fioritura dei centri economici e politici del mezzogiorno italico, la Puglia costituiva, da una parte, ‘la base di lancio’ per l’Asia Minore, per il Vicino e il Medio Oriente, per l’Egitto e per il Nord Africa e, dall’altra, rappresentava una porta d’ingresso privilegiata verso un mondo capace di assorbire merci e accogliere nuove culture.
STORIA DELLA VIA TRAIANA
Marco Ulpio Traiano promosse tra il 108 e il 110 d.C. la costruzione di una strada a proprie spese che prenderà da egli stesso il nome, come attestano le iscrizioni sui vari miliari lungo questa strada. Questa divenne un collegamento tra Roma e lo scalo principe di Brindisi e con i porti e gli insediamenti dell’entroterra. La via rientrò anche negli schemi del progetto politico imperiale universale, ispirato ad Alessandro Magno, che si stava orientando verso il Levante. Infatti dall’India giungevano profumi, avorio, animali esotici, agrumi e spezie; dall’Arabia meridionale pellame, oro, incenso e mirra; dai Paesi Mediorientali tappeti, alabastro, cotone e gioielli; dalla Cina l’apprezzatissima seta. Non a caso, questo interesse per i commerci verso l’oriente e la comunicazione con l’occidente, portò a una personificazione della Via traiana sulle monete in oro, argento e bronzo, coniate tra il 112-114 d.C., come una figura femminile distesa a reggere una grande ruota di carro (simbolo dei traffici) con la testa volta a destra, ovvero verso il Levante. L’impero romano usufruì di questa via nelle campagne militari che portarono ad annettere gran parte dell’Armenia, della Mesopotamia e dell’Assira, a sospingere i confini dell’impero fino al Golfo Persico e ad avvicinarsi ancora di più alle Indie agogniate per le speciali mercanzie. Il successore di Traiano, Publio Elio Adriano, consolidò i limes che Traiano aveva raggiunto dal 113 in poi. Grazie alla sua politica diplomatica, la via Traiana ricoprirà un ruolo di connessione tra Roma e il Mediterraneo centro-orientale anche nei secoli a seguire.
VIAGGIO NELLA STORIA
La via Traiana costituisce una sorta di fil-rouge capace di unire siti archeologici e poli museali fra i più importanti del meridione, la via conferiva così omogeneità a uno straordinario patrimonio storico-culturale e mettendo in rete le diverse competenze di enti pubblici e privati. Oltre a collegare le principali città meridionali , la Traiana costituisce una via per l’Oriente, dando così la possibilità di comunicare con la storia, l’archeologia e la storia dell’arte delle isole greche dello Ionio. La Via Traiana costituisce inoltre una via di comunicazione riservata al commercio.
Nel periodo di maggiore fioritura dei centri economici e politici del mezzogiorno italico, la Puglia costituiva, da una parte, ‘la base di lancio’ per l’Asia Minore, per il Vicino e il Medio Oriente, per l’Egitto e per il Nord Africa e, dall’altra, rappresentava una porta d’ingresso privilegiata verso un mondo capace di assorbire merci e accogliere nuove culture.
STORIA DELLA VIA TRAIANA
Marco Ulpio Traiano promosse tra il 108 e il 110 d.C. la costruzione di una strada a proprie spese che prenderà da egli stesso il nome, come attestano le iscrizioni sui vari miliari lungo questa strada. Questa divenne un collegamento tra Roma e lo scalo principe di Brindisi e con i porti e gli insediamenti dell’entroterra. La via rientrò anche negli schemi del progetto politico imperiale universale, ispirato ad Alessandro Magno, che si stava orientando verso il Levante. Infatti dall’India giungevano profumi, avorio, animali esotici, agrumi e spezie; dall’Arabia meridionale pellame, oro, incenso e mirra; dai Paesi Mediorientali tappeti, alabastro, cotone e gioielli; dalla Cina l’apprezzatissima seta. Non a caso, questo interesse per i commerci verso l’oriente e la comunicazione con l’occidente, portò a una personificazione della Via traiana sulle monete in oro, argento e bronzo, coniate tra il 112-114 d.C., come una figura femminile distesa a reggere una grande ruota di carro (simbolo dei traffici) con la testa volta a destra, ovvero verso il Levante. L’impero romano usufruì di questa via nelle campagne militari che portarono ad annettere gran parte dell’Armenia, della Mesopotamia e dell’Assira, a sospingere i confini dell’impero fino al Golfo Persico e ad avvicinarsi ancora di più alle Indie agogniate per le speciali mercanzie. Il successore di Traiano, Publio Elio Adriano, consolidò i limes che Traiano aveva raggiunto dal 113 in poi. Grazie alla sua politica diplomatica, la via Traiana ricoprirà un ruolo di connessione tra Roma e il Mediterraneo centro-orientale anche nei secoli a seguire.
VIAGGIO NELLA STORIA
La via Traiana costituisce una sorta di fil-rouge capace di unire siti archeologici e poli museali fra i più importanti del meridione, la via conferiva così omogeneità a uno straordinario patrimonio storico-culturale e mettendo in rete le diverse competenze di enti pubblici e privati. Oltre a collegare le principali città meridionali , la Traiana costituisce una via per l’Oriente, dando così la possibilità di comunicare con la storia, l’archeologia e la storia dell’arte delle isole greche dello Ionio. La Via Traiana costituisce inoltre una via di comunicazione riservata al commercio.
IL SACELLO DELLE DIVINITÀ ORIENTALI
L’edificio, in ordine dorico, ha una pianta quadrangolare e all’ingresso presenta due colonne. Era pavimentato con lastre in pietra e in marmo e accoglieva una decorazione a motivi in giallo, rosso, verde e bianco.
Situato tra la basilica civile e la piazza commerciale, questo spazio significativo era destinato, probabilmente già dall’età augustea, al culto di Cibele, divinità proveniente dalla Frigia (area sud-occidentale dell’odierna Turchia) giunta ad Egnazia lungo le rotte commerciali.
Nel corso del II secolo d.C. fu arricchita e ampliata abbinando il culto di Attis – il giovane amato da Cibele, servitore eunuco che guida il carro della dea e che si consacrò a questa evirandosi – e il culto della dea Syria/ Atargatis.
LA MITOLOGIA
Secondo la tradizione frigia, riportata dallo storico Pausania e da Arnobio, il demone bisessuale Agdistis sarebbe nato dallo sperma di Zeus caduto sulla pietra, mentre il dio cercava di accoppiarsi con la Grande Madre sul monte Agdos. Gli dei dell'Olimpo, spaventati dalla forza e dalla ferocia dell'essere, lo evirarono: dalle gocce del sangue fuoriuscito dalla ferita nacque un albero di mandorlo (o di melograno). La figlia del fiume Sakarya (Sangarios), Nana, colse un frutto dall'albero e rimase incinta. Tempo dopo nacque il figlio che venne chiamato Attis, in quanto allattato da una capra (in frigio attagos), dopo essere stato cacciato sulle montagne per ordine di Sakarya. Attis crebbe e fu mandato a Pessinunte per sposare la figlia del re Mida. Durante la celebrazione del matrimonio, Agdistis, innamorato del giovane, fece impazzire tutti gli invitati e lo stesso Attis, che si recise i genitali sotto un pino. Dal suo sangue nacquero le viole mammole.
Al sacello si accede tramite una soglia calcarea e, al centro del lastricato è presente un basamento litico. Il basamento è composto da lastre che recano a rilievo su tre lati gli strumenti musicali tipici del culto: i flauti, diritto e ricurvo, il tamburo e i cembali.
Gli strumenti musicali erano utilizzati nelle feste delle Attideia di marzo, durante le quali danze frenetiche, insieme alla pratica di sciogliere i capelli roteando il capo, provocavano un delirio orgiastico, al termine del quale coloro che intendevano entrare nel sacerdozio dovevano assimilarsi al dio Attis, evirandosi con un coccio o una pietra affilata, ma non con lame in metallo, ritenuto impuro.
Sulla facciata principale dell’edificio era presente l’iscrizione con dedica (ora nel museo), forse appartenente alla statua da parte della sacerdotessa Flavia Cypare (sacerdotessa della Magna Mater et Syria Dea).
Accanto fu rinvenuta la testa marmorea del dio Attis, un altro rilievo marmoreo e un frammento fittile raffigurante Cibele. Il volto rinvenuto del dio Frigio Attis, scoperto nel 1964, è riconducibile all’età degli imperatori Antonini per lo stile e per la capigliatura, mentre la decorazione dell’edificio rimanda al periodo augusteo. Di essa resta anche un frammento della mano che regge il flauto (syrinx).
Il santuario delle divinità orientali nel II secolo fu probabilmente collegato all’anfiteatro. Il sacello si inserisce e trasforma un portico più antico di età tardo repubblicana. Decorato con affreschi alle pareti e pavimentato con marmi pregiati, provenienti da varie località del Mediterraneo, ospitava la statua di Attis poggiata con ogni probabilità sul basamento in carparo che menziona come dedicante Flavia Cypare, la sacerdotessa di Cibele e Syria.
L’edificio, in ordine dorico, ha una pianta quadrangolare e all’ingresso presenta due colonne. Era pavimentato con lastre in pietra e in marmo e accoglieva una decorazione a motivi in giallo, rosso, verde e bianco.
Situato tra la basilica civile e la piazza commerciale, questo spazio significativo era destinato, probabilmente già dall’età augustea, al culto di Cibele, divinità proveniente dalla Frigia (area sud-occidentale dell’odierna Turchia) giunta ad Egnazia lungo le rotte commerciali.
Nel corso del II secolo d.C. fu arricchita e ampliata abbinando il culto di Attis – il giovane amato da Cibele, servitore eunuco che guida il carro della dea e che si consacrò a questa evirandosi – e il culto della dea Syria/ Atargatis.
LA MITOLOGIA
Secondo la tradizione frigia, riportata dallo storico Pausania e da Arnobio, il demone bisessuale Agdistis sarebbe nato dallo sperma di Zeus caduto sulla pietra, mentre il dio cercava di accoppiarsi con la Grande Madre sul monte Agdos. Gli dei dell'Olimpo, spaventati dalla forza e dalla ferocia dell'essere, lo evirarono: dalle gocce del sangue fuoriuscito dalla ferita nacque un albero di mandorlo (o di melograno). La figlia del fiume Sakarya (Sangarios), Nana, colse un frutto dall'albero e rimase incinta. Tempo dopo nacque il figlio che venne chiamato Attis, in quanto allattato da una capra (in frigio attagos), dopo essere stato cacciato sulle montagne per ordine di Sakarya. Attis crebbe e fu mandato a Pessinunte per sposare la figlia del re Mida. Durante la celebrazione del matrimonio, Agdistis, innamorato del giovane, fece impazzire tutti gli invitati e lo stesso Attis, che si recise i genitali sotto un pino. Dal suo sangue nacquero le viole mammole.
Al sacello si accede tramite una soglia calcarea e, al centro del lastricato è presente un basamento litico. Il basamento è composto da lastre che recano a rilievo su tre lati gli strumenti musicali tipici del culto: i flauti, diritto e ricurvo, il tamburo e i cembali.
Gli strumenti musicali erano utilizzati nelle feste delle Attideia di marzo, durante le quali danze frenetiche, insieme alla pratica di sciogliere i capelli roteando il capo, provocavano un delirio orgiastico, al termine del quale coloro che intendevano entrare nel sacerdozio dovevano assimilarsi al dio Attis, evirandosi con un coccio o una pietra affilata, ma non con lame in metallo, ritenuto impuro.
Sulla facciata principale dell’edificio era presente l’iscrizione con dedica (ora nel museo), forse appartenente alla statua da parte della sacerdotessa Flavia Cypare (sacerdotessa della Magna Mater et Syria Dea).
Accanto fu rinvenuta la testa marmorea del dio Attis, un altro rilievo marmoreo e un frammento fittile raffigurante Cibele. Il volto rinvenuto del dio Frigio Attis, scoperto nel 1964, è riconducibile all’età degli imperatori Antonini per lo stile e per la capigliatura, mentre la decorazione dell’edificio rimanda al periodo augusteo. Di essa resta anche un frammento della mano che regge il flauto (syrinx).
Il santuario delle divinità orientali nel II secolo fu probabilmente collegato all’anfiteatro. Il sacello si inserisce e trasforma un portico più antico di età tardo repubblicana. Decorato con affreschi alle pareti e pavimentato con marmi pregiati, provenienti da varie località del Mediterraneo, ospitava la statua di Attis poggiata con ogni probabilità sul basamento in carparo che menziona come dedicante Flavia Cypare, la sacerdotessa di Cibele e Syria.
TERME DEL FORO
Le indagini archeologiche condotte dall’università di Bari hanno individuato nel settore orientale dell’abitato le terme della città. Queste ancora in corso d’indagine, sono collocate nell’angolo sud ovest del comparto forense. Proprio in questo settore la Via Traiana raggiunge prima la basilica, per poi proseguire con una sensibile deviazione verso Sud-Est, che permette di accedere direttamente alle terme e al contempo delimita l’angolo sud ovest del foro senza invadere l’area pubblica.
L’organizzazione planimetrica presenta disposizione lineare degli ambienti con ampio apodyterium accessibile dal vestibolo collegato alla strada e, in sequenza, il frigidarium, tepidarium e il laconicum. Questo vano prosegue con il caldarium, riscaldato come gli altri vani caldi da un unico praefurnium posto nel settore meridionale del complesso. La dislocazione dei vani su due assi che si incrociano ad angolo retto datano l’impostazione del complesso all’età imperiale.
Il grande ambiente all’ingresso comprende due aree caratterizzate da una particolare pavimentazione e una specifica organizzazione dello spazio. La zona meridionale, pavimentata con il mosaico bianco, era aperta direttamente sulla strada e fungeva da vestibolo per l’accesso e per l’attesa del turno d’ingresso; la zona settentrionale, dotata di pavimento a tessere laterizie, era destinato invece ad apodyterium, la chiusura sulla strada era ottenuta con un cancelletto o un portone. Il complesso sistema di riscaldamento era attivato, sul lato meridionale, nel praefurnium. Nel caldarium il riscaldamento dell’acqua era assicurato dal passaggio dell’aria proveniente dal praefurnium sia nell’ipocausto sia attraverso i tuboli che rivestivano le pareti della vasca, sul lato opposto dell’ambiente; una vasca più piccola priva di tuboli e più distante dal preafurnium rispetto alla vasca maggiore, conteneva verosimilmente acqua meno calda per iniziare a raffreddare il corpo. Questa sistemazione con caldaia a doppia vasca quadrangolare, ben attestata a partire dall’età imperiale, perdura fino al periodo tardo antico anche in Puglia.
Nel laconium è stato possibile documentare con maggiore chiarezza la sistemazione dell’ipocausto; all’intero del vano i tuboli fittili, disposti lungo tutte le pareti con una sistemazione modulare, consentivano l’intensa risalita dell’aria calda dall’ipocausto e il raggiungimento delle temperature idonee alla sauna. Il vano era dotato di un pavimento dall’alto potere isolante grazie ad un’articolata successione di strati, che impediva la dispersione del calore. L’ambiente a ovest del laconium, anche se non completamente indagato, può essere interpretato come tepidarium, perché sistemato al centro del percorso tra il vano per la sauna e il frigidarium e per la specificità del sistema di riscaldamento, provvisto di ipocausto direttamente collegato a quello degli altri vani, ma dotato di tuboli solo negli angoli. Il frigidarium accoglie, nell’abside meridionale, la vasca per il bagno freddo provvista di gradini per la discesa che funge anche da banchina. Mancano sia qui sia nel caldarium dispositivi per l’adduzione diretta dell’acqua per cui è stata ipotizzata l’alimentazione artificiale dall’esterno. L’apparato decorativo è composto oltre che dai mosaici, da rivestimenti marmorei in tutte le vasche, segno di notevole perizia tecnica. La particolare monumentalità di questo vano è indicato peraltro anche dalla decorazione dell’abside destinata alla sosta che rievoca un rivestimento a mosaico policromo.
Le indagini archeologiche condotte dall’università di Bari hanno individuato nel settore orientale dell’abitato le terme della città. Queste ancora in corso d’indagine, sono collocate nell’angolo sud ovest del comparto forense. Proprio in questo settore la Via Traiana raggiunge prima la basilica, per poi proseguire con una sensibile deviazione verso Sud-Est, che permette di accedere direttamente alle terme e al contempo delimita l’angolo sud ovest del foro senza invadere l’area pubblica.
L’organizzazione planimetrica presenta disposizione lineare degli ambienti con ampio apodyterium accessibile dal vestibolo collegato alla strada e, in sequenza, il frigidarium, tepidarium e il laconicum. Questo vano prosegue con il caldarium, riscaldato come gli altri vani caldi da un unico praefurnium posto nel settore meridionale del complesso. La dislocazione dei vani su due assi che si incrociano ad angolo retto datano l’impostazione del complesso all’età imperiale.
Il grande ambiente all’ingresso comprende due aree caratterizzate da una particolare pavimentazione e una specifica organizzazione dello spazio. La zona meridionale, pavimentata con il mosaico bianco, era aperta direttamente sulla strada e fungeva da vestibolo per l’accesso e per l’attesa del turno d’ingresso; la zona settentrionale, dotata di pavimento a tessere laterizie, era destinato invece ad apodyterium, la chiusura sulla strada era ottenuta con un cancelletto o un portone. Il complesso sistema di riscaldamento era attivato, sul lato meridionale, nel praefurnium. Nel caldarium il riscaldamento dell’acqua era assicurato dal passaggio dell’aria proveniente dal praefurnium sia nell’ipocausto sia attraverso i tuboli che rivestivano le pareti della vasca, sul lato opposto dell’ambiente; una vasca più piccola priva di tuboli e più distante dal preafurnium rispetto alla vasca maggiore, conteneva verosimilmente acqua meno calda per iniziare a raffreddare il corpo. Questa sistemazione con caldaia a doppia vasca quadrangolare, ben attestata a partire dall’età imperiale, perdura fino al periodo tardo antico anche in Puglia.
Nel laconium è stato possibile documentare con maggiore chiarezza la sistemazione dell’ipocausto; all’intero del vano i tuboli fittili, disposti lungo tutte le pareti con una sistemazione modulare, consentivano l’intensa risalita dell’aria calda dall’ipocausto e il raggiungimento delle temperature idonee alla sauna. Il vano era dotato di un pavimento dall’alto potere isolante grazie ad un’articolata successione di strati, che impediva la dispersione del calore. L’ambiente a ovest del laconium, anche se non completamente indagato, può essere interpretato come tepidarium, perché sistemato al centro del percorso tra il vano per la sauna e il frigidarium e per la specificità del sistema di riscaldamento, provvisto di ipocausto direttamente collegato a quello degli altri vani, ma dotato di tuboli solo negli angoli. Il frigidarium accoglie, nell’abside meridionale, la vasca per il bagno freddo provvista di gradini per la discesa che funge anche da banchina. Mancano sia qui sia nel caldarium dispositivi per l’adduzione diretta dell’acqua per cui è stata ipotizzata l’alimentazione artificiale dall’esterno. L’apparato decorativo è composto oltre che dai mosaici, da rivestimenti marmorei in tutte le vasche, segno di notevole perizia tecnica. La particolare monumentalità di questo vano è indicato peraltro anche dalla decorazione dell’abside destinata alla sosta che rievoca un rivestimento a mosaico policromo.
LA BASILICA EPISCOPALE
Lungo la porzione Sud della via Traiana si estende la basilica episcopale, un grande edificio a tre navate, con una sola abside sporgente dal muro di fondo di quella maggiore e con i tre ingressi preceduti da un portico (nartece); solo la naparte destra conservava tratti del mosaico pavimentale a grosse tessere (ora nel Museo) articolato in riquadri con decorazione policroma.
Nel maggiore di una serie di ambienti a sinistra della basilica, pavimentato con mattoni quadrangolari,vi sono le vasche in cui si amministrava il battesimo per immersione. L’insieme sembra sviluppatosi al di sopra di ambienti adibiti a una preesistente lavanderia (fullonica), a cui appartengono altre vasche ed una grande cisterna.
DESCRIZIONE
Il sito archeologico di Egnazia conserva le vestigia dell’antica città di Gnathia, la cui lunga storia si snoda dall’età del Bronzo all’altomedioevo. Negli spazi risalenti alla fase romana e tardoantica del sito, sono visibili, due basiliche paleocristiane. Dalla più antica (V secolo), nota come basilica episcopale, provengono i resti di un pavimento musivo a tessere quadrate in nero, bianco e rosso. La decorazione è di tipo essenzialmente geometrico con cornici a motivi vegetali; in uno dei pannelli è visibile un kantharos stilizzato; una cornice realizzata in tessere di colore rosso delimita i pannelli.
I mosaici delle basiliche sono stati asportati in corso di scavo, restaurati e conservati nel museo di Egnazia.
Lungo la porzione Sud della via Traiana si estende la basilica episcopale, un grande edificio a tre navate, con una sola abside sporgente dal muro di fondo di quella maggiore e con i tre ingressi preceduti da un portico (nartece); solo la naparte destra conservava tratti del mosaico pavimentale a grosse tessere (ora nel Museo) articolato in riquadri con decorazione policroma.
Nel maggiore di una serie di ambienti a sinistra della basilica, pavimentato con mattoni quadrangolari,vi sono le vasche in cui si amministrava il battesimo per immersione. L’insieme sembra sviluppatosi al di sopra di ambienti adibiti a una preesistente lavanderia (fullonica), a cui appartengono altre vasche ed una grande cisterna.
DESCRIZIONE
Il sito archeologico di Egnazia conserva le vestigia dell’antica città di Gnathia, la cui lunga storia si snoda dall’età del Bronzo all’altomedioevo. Negli spazi risalenti alla fase romana e tardoantica del sito, sono visibili, due basiliche paleocristiane. Dalla più antica (V secolo), nota come basilica episcopale, provengono i resti di un pavimento musivo a tessere quadrate in nero, bianco e rosso. La decorazione è di tipo essenzialmente geometrico con cornici a motivi vegetali; in uno dei pannelli è visibile un kantharos stilizzato; una cornice realizzata in tessere di colore rosso delimita i pannelli.
I mosaici delle basiliche sono stati asportati in corso di scavo, restaurati e conservati nel museo di Egnazia.